Renzi ha annunciato che non si ricandiderà alle primarie del PD. La questione meriterebbe un approfondimento meno banale delle classiche prese di posizione "Era ora"/"Non c'è nessun altro che possa risollevare le sorti del PD".
Dato che sto facendo un lavoro che mi risucchia la voglia di vivere, per rompere la monotonia proverò ad offrire due spunti diversi su questa scelta.
Da un lato, ritengo che la mancata ricandidatura fosse inevitabile: la sconfitta referendaria ed il fatto che (anche) a causa della sua segreteria il partito sia ridotto ai minimi termini gli imponevano di fare un passo indietro (i maligni potrebbero dire che questo stia arrivando troppo tardi e sia ormai troppo poco). L'idea che Renzi stia preparando qualcosa prende sempre più corpo, specialmente nel momento in cui il PD sta affrontando quella che sarà, probabilmente, la fase finale della sua crisi (iniziata ben prima della sconfitta referendaria) che lo porterà ad implodere.
Dall'altro, il fatto che non si ricandidi dovrebbe far cadere lo scudo di carta offerto dal rifugiarsi nel dire "È colpa di Renzi" dietro cui si è nascosta una buona parte della sinistra negli ultimi anni. Il fatto che si sia aperta la fase congressuale del PD, infatti, avrebbe dovuto rappresentare un momento di inclusione ed allargamento del dibattito che, però, al momento non sembra si stia verificando (e dubito si verificherà).Le forze attualmente in campo non si contraddistinguono tanto per le proposte concrete fatte (pressoché assenti), quanto per posizioni che o insistono sugli errori del passato, o mancano di concretezza, soffermandosi su questioni di principio oppure pensano di risolvere i problemi andando oltre i classici schieramenti e proponendo una forza "repubblicana" che sia in grado di affrontare i populismi e nazionalismi, imitando il modello Macron.
Resto perplesso di fronte a queste soluzioni, soprattutto perché non sembra riescano a cogliere il punto centrale (ovvero che la crisi della sinistra non sia iniziata nell'ultimo quinquennio ma abbia radici che risalgono alla caduta del muro di Berlino) o, peggio ancora, non vogliano coglierlo. Sembra che la strada scelta sia quella di ricorrere ad una retorica, una narrazione e degli schemi politici che nei fatti sono già stati superati e si sono dimostrati inefficaci.Ho già avuto modo di esprimere precedentemente la necessità che il dibattito intellettuale ed il confronto vengano allargati alle nuove generazioni che, seppur sfiduciate, sono presenti e potrebbero rappresentare una risorsa fondamentale. Sarebbe importante, inoltre, rinnovare una classe dirigente che negli anni ha palesato tutti i propri limiti e l'incapacità di comprendere i cambiamenti che si sono verificati intorno a loro.
Questo processo non sarà certamente né breve, né facile ma penso sia necessario. La progettualità non dovrebbe limitarsi al consenso contingente, ma concentrarsi su un quadro più ampio per poter affrontare le sfide di oggi e domani, ripartendo da alcuni temi chiave che possano riferirsi non solo ad alcune minoranze, ma anche a fasce più ampie della popolazione.
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u/OriginalCoso Europe Sep 04 '18 edited Sep 04 '18
Renzi ha annunciato che non si ricandiderà alle primarie del PD. La questione meriterebbe un approfondimento meno banale delle classiche prese di posizione "Era ora"/"Non c'è nessun altro che possa risollevare le sorti del PD".
Dato che sto facendo un lavoro che mi risucchia la voglia di vivere, per rompere la monotonia proverò ad offrire due spunti diversi su questa scelta.
Da un lato, ritengo che la mancata ricandidatura fosse inevitabile: la sconfitta referendaria ed il fatto che (anche) a causa della sua segreteria il partito sia ridotto ai minimi termini gli imponevano di fare un passo indietro (i maligni potrebbero dire che questo stia arrivando troppo tardi e sia ormai troppo poco). L'idea che Renzi stia preparando qualcosa prende sempre più corpo, specialmente nel momento in cui il PD sta affrontando quella che sarà, probabilmente, la fase finale della sua crisi (iniziata ben prima della sconfitta referendaria) che lo porterà ad implodere.
Dall'altro, il fatto che non si ricandidi dovrebbe far cadere lo scudo di carta offerto dal rifugiarsi nel dire "È colpa di Renzi" dietro cui si è nascosta una buona parte della sinistra negli ultimi anni. Il fatto che si sia aperta la fase congressuale del PD, infatti, avrebbe dovuto rappresentare un momento di inclusione ed allargamento del dibattito che, però, al momento non sembra si stia verificando (e dubito si verificherà).Le forze attualmente in campo non si contraddistinguono tanto per le proposte concrete fatte (pressoché assenti), quanto per posizioni che o insistono sugli errori del passato, o mancano di concretezza, soffermandosi su questioni di principio oppure pensano di risolvere i problemi andando oltre i classici schieramenti e proponendo una forza "repubblicana" che sia in grado di affrontare i populismi e nazionalismi, imitando il modello Macron.
Resto perplesso di fronte a queste soluzioni, soprattutto perché non sembra riescano a cogliere il punto centrale (ovvero che la crisi della sinistra non sia iniziata nell'ultimo quinquennio ma abbia radici che risalgono alla caduta del muro di Berlino) o, peggio ancora, non vogliano coglierlo. Sembra che la strada scelta sia quella di ricorrere ad una retorica, una narrazione e degli schemi politici che nei fatti sono già stati superati e si sono dimostrati inefficaci.Ho già avuto modo di esprimere precedentemente la necessità che il dibattito intellettuale ed il confronto vengano allargati alle nuove generazioni che, seppur sfiduciate, sono presenti e potrebbero rappresentare una risorsa fondamentale. Sarebbe importante, inoltre, rinnovare una classe dirigente che negli anni ha palesato tutti i propri limiti e l'incapacità di comprendere i cambiamenti che si sono verificati intorno a loro.
Questo processo non sarà certamente né breve, né facile ma penso sia necessario. La progettualità non dovrebbe limitarsi al consenso contingente, ma concentrarsi su un quadro più ampio per poter affrontare le sfide di oggi e domani, ripartendo da alcuni temi chiave che possano riferirsi non solo ad alcune minoranze, ma anche a fasce più ampie della popolazione.