Appena finito di fare una chiacchierata con mia nonna.
Ho accennato al fatto che sono davvero contento di essere tornato in Italia dopo più di dieci anni all'estero (tra l'altro, ora riesco a visitarla quasi tutti i finesettimana) e lei fa "siamo stati davvero degli incoscienti a lasciarti andare, che vita da schifo devi avere fatto, partivi a fine estate e ci si rivedeva per Natale, il freddo, il buio, vivere in soffitti e scantinati..."
Un temperamento drammatico un po' l'ha sempre avuto; ma da come l'ha messa lei, sembrava che fossi andato oltreoceano con solo una valigia di cartone per lavorare in miniera. Invece tornavo sempre per Estati Natali e Pasque, e vivevo in normalissime stanze/appartamenti da studente / lavoratore alle prime armi...
E poi "lasciarmi andare"? Ero maggiorenne e vaccinato, e onestamente partire è stata un'ottima decisione per me (così come lo è stata il tornare, malgrado le preoccupazioni per le conseguenze delle stupidaggini del governo attuale...)
Sì vabbè ma è tua nonna, non puoi pretendere che abbia una mentalità moderna come quella di un giovane. Inoltre ai loro tempi trasferirsi era un po’ più complesso di adesso, arrivavi con molte meno informazioni, non eri in grado di informarti più di tanto prima di partire.. insomma, era più un salto nel buio.
E poi quel “lasciarti andare” è sicuramente inteso nel senso che non hanno cercato di convincerti a parole di rimanere a casa.
Certamente ci sono stati tempi migliori. Certamente capisco le ragioni di chi parte, permanentemente o con l'idea di tornare.
Ma ora che sono tornato, io qui ci resto e basta, succeda quel che succeda. Se mi tocca abbandonare la mia carriera e andare a coltivare patate, cosi' sia; ma da qui io non mi schiodo.
Ho colleghi che sono usciti dall'Italia, si sono construiti una vita e ormai si sentono a casa dove sono. Buon per loro, e non penso assolutamente che siano traditori o roba del genere; ma io non funziono in quel modo.
Ci sono posti all'estero che mi sono piaciuti e in cui mi sono trovato molto bene; ma non sono casa mia, e non sarebbero mai potuto esserlo.
È proprio l'Italia in sè oppure è per via di tutte le relazioni che hai qua? (famiglia, amici ecc.)
Mi ricordo un po' di tempo va di aver letto che la sensazione di "casa" spesso è data dalla relazioni che hai in quel posto, per esempio se ti trasferisci in un paese che ti fa sentire straniero (non so, ipotizziamo la Cina) ma poi in quel paese ti innamori, ti fai una famiglia e degli amici quel paese piano piano lo sentirai come "casa" tua.
Le relazioni sono certamente una grossa parte, ma non penso che siano l'unica cosa per me.
Un altro elemento importante e' la lingua: parlare quasi esclusivamente in lingua straniera - come faccio tuttora comunemente per lavoro - alla lunga lo trovo un po' stancante. Beh, "stancante" probabilmente non e' il termine giusto: per me, e' come se ci fosse un filtro aggiuntivo tra te e il mondo. L'impressione diminuisce con il tempo, ma e' sempre un piccolo fastidio costante; e un'altra cosa che mi sembra di avere notato (e che altri hanno confermato succedere anche a loro) e' che si finisce quasi per adottare una personalita' semi-artificiale per quando si parla in una lingua non nativa (cosi' suona molto piu' drammatico di quello che e', non si tratta di personalita' multiple o roba del genere; ma quando parlo in inglese tendo a essere decisamente piu' freddo).
Poi ci sono i luoghi fisici veri e propri. Esistono certi luoghi della mia giovinezza a cui voglio davvero bene, come se fossero persone; e poterli vedere piu' di frequente e' uno dei vantaggi principali di essere ritornato.
Ma devo ripeterlo, questo e' solo quello che sembra valere per me. Altre persone sicuramente funzionano in modo diverso, e non e' che siano peggiori per questo.
Ma dopo che sei più di dieci anni all'estero l'italiano era ancora la tua lingua principale? Perché ho sentito che comunque quando ti trasferisci in un posto e parli per tanto tempo quella lingua e tutti intorno a te la parlano alla fine finisce per diventare quella la tua lingua "principale" ed inizi anche a pensare/sognare in quella lingua, a te non è capitato?
Si', pensi e sogni in quella lingua. Ma e' diverso, perlomeno lo e' per me. E' come usare un paio di scarpe non giuste: dopo un poco ti abitui e non ci pensi piu' consciamente, ma sotto un po' di fastidio resta.
Non so se sia collegato, ma da quando sono tornato i miei sogni non solo sono tornati all'italiano ma sono anche aumentati molto in nitidezza e complessita'...
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u/[deleted] Oct 11 '18
Appena finito di fare una chiacchierata con mia nonna.
Ho accennato al fatto che sono davvero contento di essere tornato in Italia dopo più di dieci anni all'estero (tra l'altro, ora riesco a visitarla quasi tutti i finesettimana) e lei fa "siamo stati davvero degli incoscienti a lasciarti andare, che vita da schifo devi avere fatto, partivi a fine estate e ci si rivedeva per Natale, il freddo, il buio, vivere in soffitti e scantinati..."
Un temperamento drammatico un po' l'ha sempre avuto; ma da come l'ha messa lei, sembrava che fossi andato oltreoceano con solo una valigia di cartone per lavorare in miniera. Invece tornavo sempre per Estati Natali e Pasque, e vivevo in normalissime stanze/appartamenti da studente / lavoratore alle prime armi...
E poi "lasciarmi andare"? Ero maggiorenne e vaccinato, e onestamente partire è stata un'ottima decisione per me (così come lo è stata il tornare, malgrado le preoccupazioni per le conseguenze delle stupidaggini del governo attuale...)